mazzate & pere [un appunto sulla ****** italiana contemporanea]

bisogna capire cosa c’è, si usa allora il verbo essere, l’apoftegma, e anche grandine e gronde, stralyrisches, mazzate al buon senso, stagioni luzocontiane, dove ci piove, magari stazioni, ferme, poi però no, poi “vi è” che? un treno che parte (meglio il treno che la stazione, è fama), all’alba, animali, magari fermi sul davanzale, per qualche ora (mica morti però), da accarezzare possibilmente, albe sì e tramonti sì (la spunta dei “sì”, la spuntano i sì, e i soli? spuntano), così i treni? sì, ripartono (del resto… si vede? sì, non “v’è” chi non veda), dato che c’è (deh, a volte “v’è”) un’alba (o un tramonto), o “un’alba v’è”, da versati nell’inversione, e

malattie? e “la politica”? e ii? e “noi” snoianti? buccine e ciaramelle, sonate, chiaro, come no!, claro che sì: labbri alle ance, deh al quadrato: colli-crolli politici, cronaca, materie di collettività, zeitgeist, mortinnocenti, molti, tramogge di tragedie, presse padronali, pepè papà, papà pasolini, veteropentapisolini, cucù / qq, non te lo aspettavi? ecco chi? i pariolini per i paria, feed rss, patria, ci vuole grazia (a flourish of cornets), indignatio facit le veci, matasse di strozzati minutamente nominati, raccontati, fauci per tanto racconto, ci vuole il “la gente ha bisogno di storie”, ergo tanta narrazione (co’ quarche metafora, co’ co’) di quanto amaramente accadde (guanto) (tremammando, a versare, e via: versi e versi: e ancora versi “tu”) (venessia la luna e), via, flutti di ii e di -oi, tràmite tràmite, a bracciate, a gerle lapponi, cesti, montagne masse displuvii papati interi di pronomi, monitoranti, e mmeglio se seguan ‘e verbi, “all’originaria” (la lirica delle Origini, all’uccelletto), toscanamente, galline e polloidi mugellesi, fasoletti, monachini o schiaccioni, ginnici, sulle copertine, scòpici, pilette piloni, di copertine-asserti, stile biancaeinaudi o stile Stop,

“come” tanti “come” (veh), piantoni piagnoni, (auto)articolati, paragoni “come” pere, molto para, dadolci, gluco-dadi, ririme e metafore pire, giochi come questi, pare proprio pare pare, vedi-veh, edgarallan col corvo o senza corvo, o còlti cogli ascessi dal molare celaniano nano, metà dentro metà no, greche, greci, altri greci, ancora greci, una piramide di greci, microali, qualche altro greco, qualche latino, ma mettiamoci un altro greco, c’è spazio, e poi e poi: nasi introduttivi, e? escussioni (mandelstaminiche), giù (anche su, ebbè) a picchiare, a rivoletto (vuoi mettere un rivoletto, con le alghe, 20 minuti a inquadratura fissa? vuoi mettere? 11 sillabe?), Tarkovskij? in imago, a getto, a bolla, a rombi kitsch, rosaverdi, a palla di gomma, palletta, mastica mastica, da: sciogliere in acqua, e zucchero, sìsì, purè della pera detta sopra, bene, èndeca èndeca, e su facebook e nei siti generalisti, realisti, eso & endo, unque & usque,

che si occupano di quella che per dissenso comune viene masticata/sputata come ******.

(tempo, tregua, uno dice. niente).

alcuni, diciamo amici, riescono perfino a spedirtela per posta, tanto elettronica che cartacea. si è sempre in difetto, in debito di silenzio o distanza.

(eh ma anche onorare il debito sarebbe insufficiente a variare, perfino camuffare, alcunché).